HELL OF A RIDE

Ed eccomi qui.

4 anni dopo.

CAZZO.

QUATTRO ANNI

Come si riassumono 4 anni?

C’è poi necessità di farlo? Alla fine, ma a chi frega cosa sia mai potuto accadere, in 4 anni, alla vita della persona meno influente del mondo?

Se fossi Kim Kardashian, avrei calamitato una curiosità incredibile. Ma così non è.

Mi sento come Avril Lavigne che ricompare dal nulla più cosmico, come quell’ex che ti vede finalmente felice con un altro. 

Facciamo così, magari riassumo ed illustro i CAPISALDI come Er Piotta.

Mi sono laureata. Ebbene si. 

Sono entrata in specializzazione, quella che desideravo since day 1. Assurdo. 

Mi sono fidanzata. Impronosticabile.

Ed ho compiuto 28 anni. Non ho potuto evitarlo.

4 anni, tanti obiettivi raggiunti. Tanti sogni ancora da realizzare. Una vita felice, poche responsabilità, poche frustrazioni, tanto di cui essere grata.

Ed all’improvviso infatti, Jesus, forse il karma, qualcosa o qualcuno di potente dall’alto avrà pensato: “Ma perché non mettiamo un pò di pepe in culo a questa scemotta, che alla fine si lamenta sempre perché non perde un etto, mentre mangia Ben&Jerry’s su un divano di velluto, o su un letto con una coperta pelosa, che Chanel in Scream Queens scansate che le fai ombra?”. 

Ed eccolo lì. 

30 Giugno, ore 19:10. Apparecchiavo la tavola mentre davo dritte ad una mia amica, su whatsapp, circa quali sandaletti Hermès comprare. Proprio “ the epitome” della superficialità. Picco massimo di perdita di sostanza. Profonda come una pozzanghera.

Chiamano dal laboratorio di analisi per comunicarci i risultati degli esami di mamma. 

Papà attacca il telefono, mi guarda, ma io ho già capito tutto. Non proprio tutto, perché se avessi questa perspicacia, avrei già vinto un nobel per la medicina. Mi avrebbero probabilmente già dedicato un’intero programma su Real Time intitolato: “DIAGNOSI COL PENSIERO”.

Ma capisco la gravità. La leggo nei sui occhi, che ai miei occhi, per 28 anni, sono sempre e solo stati intrisi di cinismo, ambizioni, forza, ghiaccio.

In quegli occhi all’improvviso vedo tutt’altro.. vedo quello che mai mi sarei aspettata di vedere: Paura

“Mamma ha la leucemia.”

CAZZO.

Ovviamente iniziamo a pensare allo scenario meno tragico. “Magari è cronica dai.” Nonostante gli esami è come se ci parlassero e ci dicessero: “stronzi, entrambi laureati in medicina, di cui uno di voi due è un luminare nella sua branca (chiaramente non io, ma lui) è più che evidente che non può essere cronica.” 

Ed infatti, acuta. E non solo acuta, ma forma rara. Cazzo

Mia madre non è mai stata una a cui piace distinguersi. Ma per la prima volta l’ha fatto. Nel momento e nel modo peggiore. Forse ho preso da lei il tempismo sbagliato. 

Il mio piccolo mondo fatto di protezione, problemi infinitesimali, pensieri felici, grandi progetti imminenti.. tutto sparito in quel preciso istante. Sul mio piccolo castello giulivo di sabbia, ci ha vomitato sopra un bambino e poi è stato travolto da un’onda di merda . Avete presente quando vi dicono “guarda che la vita può cambiare da un momento all’altro!”? Avete presente? Ecco, a me lo dicevano prima che mi fidanzassi, quando mi esortavano ad andare al supermercato perché, anche lì, avrei potuto trovare la mia anima gemella. Tra il banco dei salumi, ed il reparto cereali. Non avevo mica mai immaginato che potesse cambiare in un click, in peggio, e trasformarsi in una cazzo di tragedia greca. Era possibile, lo sapevo. Ma non avevo mai preso in considerazione, anche solo la banale ipotesi, che potesse realmente capitare a me.

Insieme al mio piccolo mondo arcobaleno, da lì a poco sarebbe sparita anche la “me” che ho sempre conosciuto, quella simpatica canaglietta che mai avrebbe creduto che il suo più grande incubo si sarebbe poi materializzato. 

Non sono mai stata una sprovveduta. Sono sempre stata grata di non essere mai stata toccata da un dolore, ed una battaglia così sfiancante, dilaniante, che si infila in ogni angolo di una famiglia, e di una casa. Io queste cose le vedo, in forma minima rispetto ad altre branche in cui ci sei più strettamente a contatto, tutti i giorni. Guardavo quelle famiglie, ascoltavo i pazienti, ed a volte l’angoscia mi paralizzava. Ho sempre avuto una forma di empatia totale per questo genere di cose. Perché ne sono sempre stata terrorizzata. Tornavo a casa, guardavo i miei genitori, pensavo a me e i miei fratelli, tiravo un sospiro di sollievo e pensavo “Grazie a Dio, non è capitato a me.” Terribile, di cattivo gusto forse per molti, egoista per tutti, ma io lo pensavo ogni cazzo di volta. Forse è per questo che sono stata punita? Mi credete se vi dico che anche se fosse, non lo voglio sapere, ne tantomeno mi sento di essere stata punita?

È così. 

Il corpo umano è composto da circa il 60-65% di acqua. Io nella prima settimana dopo la notizia, probabilmente ne avevo il 2%. Ho pianto più in quei giorni che in 28 anni di vita. Io non piango quasi mai. 

La situazione era tragica. La prognosi infausta. Lo sgomento…. totale

Eravamo come macerie dopo un crollo: ALL OVER THE PLACE.

Si riusciva a malapena a respirare.

Impossibile da spiegare, nemmeno se mi sforzassi ci riuscirei. Alienante.

51 giorni ricoverata. Ci sono state complicanze che avrebbero potuto portarcela via, ma così non è stato. Probabilmente non era scritto nel nostro disegno di vita.

Contestualmente lei cambia. Perde capelli, perde peso, perde lucidità. La morfina la fa biascicare. Il pensiero non è lucido. È assente. È allettata 24h/24 con tutto quello che ne comporta. Vado tutti i giorni in ospedale da lei, ma non sempre mi fanno entrare, e quando questo accadeva un pò ne ero sollevata. Lo so, pessimo da dire anche questo, ma il contatto con la realtà, ogni volta che entravo in quella stanza, e la vedevo in un letto, inerme, itterica, era come una collisione nello spazio. Brusco, imponente, un pugno nello stomaco. 

Noi a casa siamo spezzati, ma uniti. Festeggiamo il compleanno di mio fratello sul suo letto con una torta comprata all’ultimo momento ed una vecchia candelina presa da un cassetto. Quando rivedo quella foto che ci siamo fatti per mandarla a mamma, ancora oggi, mi uccide. Sorridiamo, ma in quel sorriso non ci riconosco. È vuoto, lo vedi e lo senti. Ce ne sono di foto peggiori, ma quella per me riesce ancora ad evocare tutte le sofferenze che ho tenuto dentro, per proteggere tutti noi 5.

21 Agosto, torna a casa. Fine primo ciclo. 

Avevo immaginato questo ritorno così diverso. Io, mio padre ed i miei fratelli pensavamo in grande, facevamo progetti, organizzavamo piccole attività da poter fare di nuovo tutti insieme. 

Ma la realtà ci spiazza di nuovo. Io e papà sapevamo che sarebbe potuto essere così, ma entrambi abbiamo questa tendenza ad estraniarci dal fuoco della realtà, piuttosto lo guardiamo dall’esterno, ci cuociamo sopra dei marshmallows, nel cogliamo il bello, ma mica ci mettiamo la cazzo di mano sopra. 

Quando mamma è tornata a casa, è come se qualcuno ci avesse buttato dentro a quel fuoco, insieme ai marshmallows che abbiamo mangiato fino a due minuti prima.

Cazzo. Di nuovo.

Mamma non cammina, è devastata, non è autonoma in niente. È diversa. Non ha più i suoi modi dolci. È irascibile, a tratti isterica, a volte cattiva. Passa le giornate a letto, non accende la tv. Guarda il soffitto. Comprensibile, ma non mentre lo vivi. 

Io ed i miei fratelli facciamo turni la notte. Sveglia sempre me però. La cambio, la lavo, le cuciniamo, stiamo sempre con lei. 

Io e mia sorella mangiamo su un tavolino nella sua stanza, a colazione pranzo e cena. Festeggiamo il compleanno di mia sorella su quello stesso tavolino di un metro per un metro, in 4, davanti al suo letto. 31 anni per lei, partiti col botto. 

Pensiamo positivo, alla fine della fiera, siamo frastornati ma felici. Siamo tutti e 5 insieme. Magari mamma per il momento non è la stessa, forse ci è tornato a casa un neonato che fa tutte le cose di un adulto, e che ha un carico di “cazzimma” non indifferente, ma a noi va bene così. Iniziamo a coglierne i lati “positivi”, iniziamo ad ironizzare.

L’ironia ci ha salvato.

Può sembrare folle, ma abbiamo riso fino alle lacrime per cose improbabili

Se me l’avessero raccontato avrei pensato che avessimo iniziato a fare uso di droghe, ma di quelle pesanti. 

1 Dicembre 2021. Si inizia a vedere un pò di luce in fondo al tunnel, anche se la strada da percorrere è ancora lunghissima davanti a noi. Io gestisco una casa. Ripetiamolo tutti insieme perché è difficile da credere, ma si: IO GESTISCO UNA CASA. 

CUCINO.

CAZZO. 

CUCINO.

Aiuto mamma ancora oggi, cammina a fatica, ma cammina, sorride, non tutti i giorni, ma lo fa. Ci sono giorni in cui la rivedo com’era prima, altri in cui mi rendo conto che siamo lontanissimi da ciò che per noi era la normalità.

Quanto a me, molte cose ho dovuto abbandonarle, ma ne ho ritrovate delle altre altrettanto importanti. In questo dolore mi sono riconosciuta, mi sono ritrovata, sono cambiata, e sono cresciuta. Non ho la pretesa di sentirmi speciale, non credo che quello che mi è accaduto mi renda “superiore”, sarebbe l’errore di superbia peggiore che potessi commettere. Ma ho imparato tanto. Mi ha dato consapevolezza. 

Nel dolore ho avuto la conferma dell’amore, della sua potenza. Ho avuto accanto gli alleati migliori, e non solo nella mia famiglia, ma anche in quella che mi sono scelta. Ho voluto e provato ad essere felice nonostante tutto cadesse a pezzi.

Ho accantonato tanti progetti, ma niente esclude che un domani (forse nemmeno troppo lontano) possa riprenderli in mano ed affrontarli con più foga, e con molta più energia rispetto a come avrei fatto precedentemente. 

Sono sempre stata una persona dai grandi entusiasmi, ma con poca costanza. Ho sempre fatto il mio dovere, ma sono sempre rimasta nel “mio”. 

Ho sempre dato tutto per scontato. Mi sono spesso lamentata del nulla.

È stato questo il mio errore più grande. 

Avevo percezioni errate che probabilmente mi sarei portata dietro a lungo, e sarebbero cambiate in anni, e non in pochi mesi, se non mi fosse accaduto quello che mi è accaduto. 

Da tutto si può trarre un grande insegnamento. Anche quando perdi contatto con la felicità. Forse nel buio e nel silenzio più assordante maturano le consapevolezze. Forse hai proprio bisogno di uno scossone, di un cambio di rotta così brusco, per farti dare un peso alle sfide che hai davanti tutti i giorni, e ritrovare la voglia di vivere. 

Quelle voglia che ti fa fremere ogni notte prima di addormentarti, che ti fa brillare gli occhi, e ti fa venire voglia di urlare. 

Cazzo, io non vedo l’ora. 

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